• Descrizione:

  AAIS 2014 Annual Conference

  Rosario Castelli, Fenomenologia del Potere nella trilogia degli Uzeda di Federico De Roberto [abstract]

  Il personaggio di Consalvo Uzeda rappresenta la principale forza tematica del capolavoro di Federico De Roberto, I Vicerè e permette d’oltrepassare i confini dell’opera, riannodandola alla logica del progetto narrativo ciclico che comprende il precedente segmento dell’Illusione e soprattutto il successivo L’Imperio, in cui la bildung del giovane rampollo catanese conosce la propria consacrazione con l’elezione a deputato nel neonato Parlamento italiano. Se volessimo leggere la trilogia degli Uzeda per quello che probabilmente lo stesso autore si proponeva di fare, cioè un’ideale appropriazione e continuazione del verghiano «ciclo dei vinti», risulterà necessario individuarne il movente narrativo unitario. Quest’ultimo sembrerebbe identificarsi non già nella bramosia del benessere, ma neanche in modo esclusivo in quella del Potere quanto piuttosto nel motivo dell’Egoismo come eterna condizione dell’uomo. Quel senso di scontento e di sconforto da cui il romanzo maggiore è attraversato si pone come riflesso non solo della crisi storica, ma di quella profonda e lacerante crisi esistenziale che invase le coscienze nel crepuscolo dell’Ottocento. De Roberto va inteso in relazione a questa temperie e sotto un profilo più teorico che artistico, fu estremamente moderno perché seppe interpretare il deficit dei valori etici del secolo agonizzante. Sarà tuttavia il frustrato idealista Federico Ranaldi, protagonista dell’Imperio, esempio di un risorgimentalismo incontaminato che guarda scandalizzato alla prassi politica dell’arrogante hidalgo Consalvo Uzeda, il portavoce di una visione dolorosa, intrisa di un leopardismo desolato e di un rifiuto strenuo di tutti gli ideali umanitari e democratici.

   

  http://www.rose.uzh.ch/forschung/kongresse/aais2014_en.html

  http://www.rose.uzh.ch/forschung/kongresse/aais2014/program/ProgrammaAAIS2014def.pdf

  Le personnage farfelu dans la fiction litteraire (XXe-XXIe siècles) des pays européens de langues romanes - Université de Caen - Basse Normandie Colloque international 9-11 octobre 2014.

  Rosario Castelli, Cretineria e candore nelle pagine di Leonardo Sciascia [abstract]

  «È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia un cretino. [...] e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto, tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati». Così Leonardo Sciascia, in Nero su nero, a proposito dell’avvento di un tipo nuovo di cretino, «mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare». Lo scrittore era persuaso che il più insidioso mascheramento della stupidità fosse la complicazione non necessaria, l’arzigogolo, e scelse per metafora la composita fattura del berretto di Charles Bovary che Flaubert descrive in mezza pagina per concluderne che, in fin dei conti, somigliava alla faccia di un imbecille.

   «Era un cretino - disse don Luigi» è anche l’explicit di A ciascuno il suo, la sentenza che suggella il destino del professor Laurana, ideale confrére di tanti altri tipi: dallo “sbirro” Matteo Lo Vecchio dellaControversia liparitana al Candido Munafò di Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia, al brigadiere Antonio Lagandara di Una storia semplice. «Cretini» nel senso di anime candide, nella misura del candore come forma esorcistica della stoltezza, detentori di quel tipo di verità scomoda che nessuno avrebbe il coraggio di rivelare e che solo lo scemo del villaggio può gridare in piazza. Personaggi destinati a scomparire, come lo scienziato Ettore Majorana cui lo scrittore dedica un suo famoso libro-saggio, a fare cioè «la fine di Patò», l’oscuro ragioniere che compare di scorcio in A ciascuno il suo e che tutti i Venerdì santi interpreta il Giuda impiccato, fra gl’improperi del pubblico. Durante la santa Pasqua del 1860 qualcosa va storto e il traditore sprofonda nella botola, ma il corpo non riemerge, sembra volato via. L’interesse sciasciano per queste figure di candidi e cretini trae le mosse dal suo interesse per un personaggio della tradizione orale popolare siciliana come quello di Giufà, assolutamente privo di ogni malizia e furberia, depositario di un profondo smarrimento che illumina il carisma dell’imbecille proiettato in una propria perfetta dimensione di verità.

  http://www.unicaen.fr/recherche/mrsh/laslar/6652

Ultimi 5 avvisi

Last 5 notice

Archivio degli avvisi

Notice's Archive